FISCALE – Def 2017: i punti principali
È stato approvato al Senato con risoluzione di maggioranza il Def (Documento di Economia e Finanza) 2017, che statuisce le politiche economiche del Governo nel breve e medio termine, in stretto coordinamento con la politica europea.
Si possono riassumere in 3 punti le direttive principali del Def: evitare l’aumento dell’Iva e delle accise sul carburante per il 2018, contrastare l’evasione fiscale e favorire la riduzione della pressione fiscale anche attraverso la revisione delle aliquote Irpef, incentivare l’occupazione giovanile.
Vediamo allora nel dettaglio quali sono le riforme principali che entreranno in vigore nei prossimi mesi.
Le clausole di salvaguardia
Nel triennio 2018-2020 sembra allontanato il pericolo di un aumento dell’IVA, a condizione che il Governo riesca a trovare le risorse necessarie per rispettare le clausole di salvaguardia concordate con l’Unione Europea. Le clausole stabiliscono i target fiscali di cui l’Italia deve tenere conto se vuole evitare di essere costretta ad alzare l’Iva di tre punti percentuali: per evitare l’aumento, e quest’anno servirebbero circa 14 miliardi di euro.
Se l’Italia non riuscirà a rispettare le clausole della Comunione Europea, nel 2018 l’Iva sui beni primari passerà dal 10 all’11,5%, mentre l’Iva sui beni ordinari salirà dal 22 al 25%. Il Governo si impegna inoltre a non incrementare nel 2018 le accise sui carburanti, che scatterebbe nel 2018 per effetto delle clausole di salvaguardia. Con tutta probabilità aumenteranno, invece, le accise sul tabacco.
La riduzione delle tasse e l’Irpef
La possibile riduzione delle tasse è un aspetto di fondamentale importanza per i contribuenti, da realizzare in prima istanza attuando maggiori azioni contro l’evasione e considerando una possibile revisione delle aliquote Irpef. per avere risposte più precise riguardo all’abbassamento della pressione fiscale dobbiamo comunque aspettare i prossimi mesi.
L’occupazione giovanile
Particolare importanza ha nel Def 2017 l’incentivo all’occupazione giovanile. Il Senato ha chiesto di favorire l’impiego dei giovani anche attraverso l’avvio di interventi selettivi sul cuneo fiscale. È probabile infatti che al primo impiego i giovani si vedranno decurtare dai 3 ai 5 punti di contributi. La riduzione del costo del lavoro sarebbe così ripartito: due terzi alle aziende e un terzo ai lavoratori.