LEGALE – Il rumore del condizionatore disturba i vicini? Scatta il reato
Quando il rumore del condizionatore diventa da fastidioso per i vicini a motivo di controversia giuridica? Quando la fonte del rumore non è strumentale all’attività lavorativa e si motiva quindi l’applicazione dell’art. 659, primo comma del Codice penale.
Così ha stabilito la Corte di Cassazione nella sentenza n. 39883/2017, confermando la condanna penale di un albergatore che aveva installato un condizionatore troppo rumoroso e al quale era stato contestato di aver disturbato il riposo e le occupazioni dei vicini.
La tutela del cittadino dai rumori molesti è sostanziato nell’articolo 844 del Codice Civile, che vieta al proprietario del fondo di emettere, nei riguardi del vicino, rumori che superino “la normale tollerabilità” determinata in base alle caratteristiche del luogo. Nell’articolo del Codice civile è compreso inoltre il divieto delle vibrazioni, considerate dannose alla stregua dei rumori.
In particolare l’articolo 659 del Codice penale e affrontata nella sentenza della Cassazione, stabilisce che, “chi mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a trecentonove euro. Si applica l’ammenda da centotre euro a cinquecentosedici euro a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell’Autorità.
La Cassazione ha quindi respinto il ricorso del titolare dell’albergo, affermando che l’impianto era particolarmente rumoroso, posto sul tetto, non insonorizzato e privo di paratie. Le emissioni di tale impianto superavano quindi i limiti consentiti ed erano quindi penalmente rilevanti.
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