LAVORO – Il Consiglio di Stato blocca l’APE sociale
L’APE sociale, che avrebbe dovuto debuttare il 1° maggio, è stata bloccata dal parere del Consiglio di Stato, che raccomanda uno spostamento dei termini per le domande al 31 luglio 2017.
Introdotta dalla Legge di Stabilità 2017, l’APE (acronimo di anticipo pensionistico), offre la possibilità, per chi ha raggiunto i 63 anni e si trova a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi ) di ritirarsi anticipatamente. L’APE coinvolge i lavoratori dipendenti, anche del pubblico impiego, e i lavoratori autonomi.
Due gli strumenti dell’operazione: l’APE sociale, rivolto a lavoratori con specifiche difficoltà (disoccupati, disabili con lavori usuranti) che consiste in un sussidio erogato dalla Stato, per tutto il periodo “ponte” fino all’età della pensione di vecchiaia (66 anni e7 mesi) e l’APE volontario, che consta in un prestito, tramite Inps, di banche e assicurazioni. Arrivata la pensione, il prestito dovrà essere restituito con i relativi interessi i successivi venti anni.
L’entrata in vigore della norma era fissata per il 1 maggio 2017 ma il DPCM con i requisiti e la modalità per la richiesta dell’APE è stato approvato dal Governo solo il 19 aprile.
Il provvedimento è stato quindi esaminato dal Consiglio di stato che ha proposto alcune correzioni, quali:
- il tempo eccessivamente breve per la presentazione della richiesta dell’APE sociale, appunto spostata al 31 luglio 2017
- la criticità di estendere l’APE sociale agli operai agricoli e ai disoccupati senza requisiti per la NASPI
- la modalità di graduatoria delle domande, aspetto di fondamentale importanza, perché l’APE sarà concessa fino all’esaurimento delle risorse disponibili.
Prima di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il DPCM deve quindi tornare al Governo e passare al vaglio alla Corte dei Conti.
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